L'ESPOSIZIONE

Come ne sorse l'idea.

Quale gran data sia per l'Italia il 27 marzo del 1861 non è ormai più il caso di ripetere. Come ben dissero nel loro manifesto i sindaci di Roma e di Torino – Nathan e Frola – la Terza Italia nella balda sicurezza dei suoi fati, nell'audacia d'ineluttabile volontà; di fronte al mondo intero, per bocca dei suoi rappresentanti, solennemente affermava, in quel giorno, l'essere suo, l'unità sua, con a capo Roma, la città eterna, culla della sua civiltà, centro e cuore dei suoi nuovi destini....

Per degnamente commemorare quella data memoranda, e insieme il centenario della nascita di Cavour ricorrente nel 1910, Roma e Torino si affratellarono in un grande intento; quello di dimostrare alle nuove generazioni italiane, ed al mondo intiero quale grande cammino il nostro paese abbia percorso dal giorno in cui il Parlamento Subalpino lo proclamò ricomposto ad unità di Nazione. E così due simultanee Esposizioni furono decise: una – internazionale – a Torino, di carattere industriale e raccogliente tutte le manifestazioni varie dell'attività economica; l'altra a Roma, e riassumente con Mostre patriottiche, storiche, artistiche il concetto che a quella attività presiedette.

All'opera

Appena Torino ebbe fissato il compito suo, tosto un'imponente assemblea di cittadini deliberò (14 febbraio 1907) di costituirsi in Comitato Generale per organizzare una Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro.

A presidente del Comitato Generale venne eletto il senatore Secondo Frola che allora era sindaco di Torino; a vice presidenti furono chiamati i quattro ex-sindaci: senatori conte F. Rignon e conte E. Balbo Bertone di Sambuy, cav. Severino Casana e avv. Alfonso Badini Confalonieri.

Il Re accettò con fervidi auguri di riuscita l'alto patronato dell'Esposizione, come il Duca d'Aosta accolse la presidenza onoraria della Commissione Esecutiva di cui fu nominato presidente effettivo l'on. Tommaso Villa, che tutte le Esposizioni Torinesi portò sempre a magnifico trionfo.

L'assemblea affidò agli on. Frola e Villa l'incarico di formare la Commissione Esecutiva e questa rimase composta così:

Presidente: Tommaso Villa. Vice presidenti: Antonio Bianchi – Enrico Boyer – Delfino Orsi – Teofilo Rossi. Commissari: Giacomo Albertini – Ferdinando Bocca – Edoardo Bosio – Riccardo Brayda – Emanuele Campredon d'Albaretto – Riccardo Cattaneo – Alberto Cauvin – Emanuele Costa di Polonghera – Edoardo Daneo – Cesare Ferrero di Cambiano – Paolo Gazzelli-Brucco – Ignazio Marsengo-Bastia – Felice Pani – Giovanni Sacheri – Lodovico Scarfiotti – Vittorio Sclopis.

La Commissione Esecutiva si mise immediatamente all'opera. Per capacità, per alacrità, per spirito di iniziativa, e sopratutto per prontezza e per larghezza di vedute si dimostrò ben degna della fiducia che in essa tutti avevano riposta; e la sottoscrizione, aperta con quote di concorso di lire cento, e con obbligazioni a fondo perduto, diede subito – mercè il generoso slancio, non solo della cittadinanza torinese, ma degli italiani tutti e di un infinito numero di città, di comuni e di Enti – un così meraviglioso risultato che senza indugio poterono essere iniziati i lavori. Lavori di una grandiosità addirittura ciclopica; e, pure, al giorno fisso puntualmente compiuti, grazie a quella pertinacia subalpina che sa sempre serenamente trionfare in tutte le più difficili prove.

Dove sarebbe sorta l'Esposizione?

Ecco una domanda cui Torino, per rispondere, non doveva essere perplessa! Nel Parco del Valentino, in quel vardeggiante ed ombroso lembo della città così poetico per l'ampio e silenzioso fiume che gli scorre a lato, per i suoi ombrosi viali e per i suoi fioriti sentieri, percorrendo i quali, appaiono e scompaiono come mutevoli scene il Monte dei Cappuccini, la collina di Superga, le alture di Val Salice e di Santa Margherita, la torre dell'Eremo, la placida distesa del Po, i tetti bruni del vecchio castello e gli edifizi del Borgo medioevale - nel parco del Valentino dove già si tennero le Esposizioni del 1884, del 1898 e del 1902...

Il Parco e il Castello del Valentino

Il Parco del Valentino, il suo vecchio Castello e il caratteristico Borgo medioevale, col suo maniero, meriterebbero, qui, un largo cenno illustrativo...

Ma la brevità più assoluta s'impone...

Sull'origine prima del Castello non vi sono notizie; sulla derivazione del suo nome, molte diverse congetture. Gli verrebbe da Valenza di Babbiano, nobile chierese e moglie di Renato Birago; oppure da una damigella di Caterina d'Austria, a nome Valentina e trionfatrice in una grande caccia datasi in quei pressi da Carlo Emanuele I, o, infine, dalle Feste che i Valentini (cavalieri d'amore) vi celebravano ai tempi di Madama Reale.

Fu appunto Madama Reale che fece riedificare il castello dalle fondamenta nel 1633. Per le giostre e i tornei d'amore che ella continuamente vi diede, il Castello fu per molto tempo circondato da mille e varie leggende.

Esso è sullo stile di quelli francesi; a quattro torri quadrangolari, col tetto acuto e con portici e con gallerie di stile italiano. Ha nell'interno delle decorazioni magnifiche ed è storico per molte date che ad esse si riferiscono.

Nel 1638 vi morì Francesco Giacinto primogenito di Vittorio Amedeo I; - nel 1639 vi si stabilirono le condizioni dell'armistizio tra Madama Reale e i cognati principi cardinal Maurizio e Tommaso di Savoia; - nel 1645 vi si firmò il trattato col quale Torino poté liberarsi dalle armi francesi; - nel 1812 vi partì Madame Blancard pel primo viaggio aeronautico che vedesse il Piemonte e finalmente nel 1827 vi si aprì la prima Esposizione, quella che per decreto di Carlo Felice doveva accogliervi tutta la richezza agricola e commerciale del Piemonte.

Per quella bastarono le sale del solo castello; per la Mostra attuale i 200.000 metri quadrati di spazio sono appena sufficienti!

Dal 1860, nel Castello del Valentino vi la R. Scuola dApplicazione per gli ingegneri.

Il Parco è di creazione assai recente. Incominciato nel 1836 fu rifatto e ingrandito nel 1860 dal giardiniere francese Barillet Dechamps, un vero e genialissimo artista – come ben disse Enrico Thovez – poichè con sapienti e artificiali ondulazioni del terreno seppe produrre l'impressione di uno spazio più vasto e procurare l'illusione di essere trasportati lontani dalla città in una poetica scena di miti vallette e di dolci eminenze.

Dalla poesia all'amore il passo è breve; e appunto per ciò nella stagione bella, il Parco del Valentino è la meta di tutti i peripatetici sospiri. Quante proteste allorché esso fu chiuso dall'inesorabile steccato dell'Esposizione!

Come fu ideata ed ordinata l'Esposizione

Nel Parco del Valentino adunque si sarebbe tenuta anche la nuova Esposizione estendendola a corpi sparsi, altresì sulla riva opposta, in quel pittoresco lembo che ai piedi della collina, nel gran tratto che va dal Ponte Umberto I al lontano borgo del Pilonetto.

Il grave, il ponderoso incarico di costruire, per dir così, l'Esposizione, ideandola nel suo immenso insieme e in tutti i suoi particolari, fu dato agli ingegneri architetti Pietro Fenoglio, Stefano Molli e Giacomo Salvadori di Wieshenoff ed essi assolsero non solo brillantemente il compito loro, ma seppero vincere altresì due difficoltà grandissime: quella di rispettare la bellezza naturale del Parco non sacrificando né un albero né un gruppo di arbusti e quella di trovare e di saper dare alle costruzioni dell'Esposizione uno stile in cui fosse come il riflesso dell'arte architettonica propria della città nostra.

Per vincere la prima difficoltà essi seppero immaginare i più geniali movimenti nella struttura dei vari edifizi; per superare la seconda essi pensarono al Juvara cui Torino deve appunto una grande parte dei suoi edifizi più notevoli; e da lui, dal suo stile, derivarono l'ispirazione iniziale, il concetto coordinatore tra le varie costruzioni.

Il Programma dell'Esposizione

La Commissione Esecutiva nel fissare – colla cooperazione delle varie Commissioni consultive – il Programma della Esposizione, partì dall'idea di voler riflesso nella grande Mostra il concetto logico ed organico col quale procede e si svolge la legge economica del lavoro e della produzione epperci ha creduto di grande interesse il raccogliere la mente del visitatore alla considerazione dei fattori che concorrono a creare uno degli elementi principali della produzione, l'operaio; - poi dei mezzi e degli strumenti coi quali si esplicano le sue attività; - dell'ausilio che ad esse forniscono le forze naturali; - delle varie applicazioni di queste energie alla trasformazione dei prodotti primi della terra e degli animali, dalle prime industrie rudimentali a quelle più progredite ed organizzate; - dei mezzi coi quali i prodotti affluiscono ai mercati e la gran vita internazionale vibra attraverso le frontiere in pensiero ed in azione accomunata in un intento di progresso e di benessere; - delle leggi che governano l'economia sociale e studiano i vari rapporti che si svolgono nel vasto campo della produzione e della distribuzione delle ricchezze; - e finalmente dei mezzi coi quali si vuole garentita la pace e la sicurezza, condizione essenziali allo svolgimento delle forze economiche di ciascuna nazione concorrente con provvido sentimento di emulazione alla maggior prosperità ed alla migliore perfettibilità della vita sociale.

L'Esposizione venne quindi divisa in 26 gruppi, ognuno dei quali ha un particolar scopo espositivo e che nell'insieme danno un'idea precisa di tutto il movimento morale e materiale della Nazione nostra, rispecchiando essi tutti i più vari problemi che interessano la vita nostra: l'educazione e l'istruzione in tutte le sue molteplici forme, la difesa del paese; l'industria, l'agricoltura, il commercio, tutti i problemi scientifici, dall'alta meccanica a tutte le applicazioni dell'elettricità, i complessi problemi stradali e ferroviari, i concetti profondamente innovatori nell'ideazione e nella costruzione delle moderne città, tutti gli sports che della vita odierna sono così gran parte, venendo fino a quelle manifestazioni che – come l'automobilismo e l'aviazione – jeri ancora erano compresi nel campo sportivo ed oggi ne sono ormai completamente usciti per entrare in quella assai più vasto della vita pratica.

Infine, preoccupazione speciale della Commissione fu il desiderio di presentare ai visitatori quanto più fosse possibile lo spettacolo del lavoro in azione.

Gli edifici dell'Esposizione

La prima impressione.

La prima impressione che si prova movendo il passo tra la magnificenza fastosa di tutte queste costruzioni sorte come per incanto sulle due sponde del fiume a ricordarci in una visione fantasmagorica la nobiltà architettonica del settecento piemontese, e che occupano un'area coperta di ben 350.000 metri quadrati, indefinibile. Noi ci sentiamo come presi da due sentimenti profondamente diversi: l'ammirazione e la melanconia.

Ammirazione, per tanta dovizia di bellezza. Melanconia, per la vita breve segnata a tutte queste cose magnifiche, create in così breve volgere di tempo, e che dopo un tempo anche minore dovranno fatalmente sparire per sempre.

Ma le melanconiche considerazioni sarebbero inopportune tra tanta espansione di belle energie. Ascoltiamo piuttosto leco che ci arriva di laggi, - leco della bella canzone che prorompe dalla Galleria del Lavoro. E un canto che incita, che inebria, - e che ci invita a questa improvvisata citt tutta vibrante di fervore e di forza, e dalla quale impossibile non uscire coll'anima nobilmente esaltata.

Come già si è detto parlando dell'architettura generale dell'Esposizione, tutti gli edifizi furono ideati dagli ingegneri Pietro Fenoglio, Stefano Molli e Giacomo Salvadori di Wieshenoff; tutti, compreso il genialissimo Ponte Monumentale e il grandioso Castello delle Acque, tutti compresi pure quelli della Francia, della Germania e dell'Inghilterra. Di quei Palazzi di altre Nazioni estere, costrutti su disegni di altri architetti, ed in diverso stile, faremo a suo tempo speciale menzione specificandone l'ideatore e lo stile a cui questi si ispirato.

SULLA SPONDA SINISTRA.

Il Palazzo della Moda

E a un solo piano; ha una facciata lunga 60 metri ed occupa una superficie di 1590 mq.

Architettonicamente uno dei più graziosi, pur nella modestia voluta delle sue proporzioni. I due avancorpi che sono agli angoli di esso e che terminano con cupole dorate, si armonizzano bene con le pareti centrali a grandi finestroni circolari e terminanti con un attico decorato di statue e di vasi.

Internamente, nella sua parte di mezzo, si svolge una galleria ampia che poi, al centro dell'edifizio, si allarga in un vasto salone.

In questa galleria circola il pubblico; e poi ché le pareti all'ingiro, per oltre 600 metri quadrati, sono in cristallo, si gode così dell'incantevole visione di tutti i locali perimetrali nei quali appunto ha luogo la mostra e che furono arredati e ammobiliati ciascuno in stile diverso, in modo da offrire al visitatore le più squisite sensazioni di bellezza e di arte. Vi qui tutta la casa. Vi il vestibolo, la stanza da pranzo, il salottino da thé, la camera da letto, il gran salone da ballo, ecc.

E in ogni ambiente vi sono artistici mannequins, costrutti con gusto e vestiti colla più gran cura di ogni particolare, i quali danno un'idea varia e perfetta della società elegante in ogni manifestazione della vita contemporanea. – A rendere poi più completa questa idea, tre grandi quadri panoramici, fatti su bozzetti di Giorgio Ceragioli, rappresentano tre diversi momenti della vita del così detto gran mondo: Alla Patinoire; Ad un Paper Hunt; Sulla Spiaggia.

Particolare degno di nota di questa mostra: l'affermazione patriottica che l'Italia può, volendo, creare ed imporre col buon gusto, una sua propria moda nazionale.

Come la maggior parte degli edifizi dell'Esposizione, il Palazzo della Moda in legname, stuoje e stucco. Esso fu costrutto dalla impresa Carpenteria Milanese ing. Cavani e C. ia.

Il Palazzo delle Industrie Artistiche

Uscire dal Padiglione della Moda, ed entrare nel Palazzo delle Industrie Artistiche, vuol dire voler abituare il nostro cuore e la nostra mente a tutto un succedersi di sensazioni ammirative. – Questo palazzo il corpo principale di un gruppo di costruzioni riunite, formanti, assieme, uno dei più vasti edifizi dell'Esposizione e del quale assunse l'impresa la Ditta Lorini e C.; un edifizio che occupa un'area complessiva di 8000 metri, e che non soltanto uno dei più grandiosi per l'estensione che occupa, ma uno dei più ricchi per varietà e per eleganza di linee architettoniche, per arditezza e agilità di cupole e per vaghezza di decorazioni interne.

Questo edifizio, che comprende in Padiglioni speciali la Mostra della Città Moderna, e che termina verso l'Orto Botanico in un ultimo grandioso padiglione destinato, colle annesse gallerie, alla Mostra della Città di Torino, sorge su un terreno assai accidentato cosicch la costruzione di esso costituiva un difficile problema.

Gli ingegneri costruttori trassero da questa difficoltà stessa l'ispirazione per nuove genialità architettoniche e seppero creare un gruppo di costruzioni le quali presentano una interessante varietà, pur mantenendosi in un'armonia perfetta.

L'ingresso a questa parte dell'edifizio destinato alle Industrie Artistiche fastoso. E grandiosa ne la sua facciata che ci appare coronata dalla gran cupola del salone centrale; cupola terminante con una cuspide che regge una Vittoria alata ed alta complessivamente 45 metri dal suolo.

Non si può non pensare a certe magnifiche ville settecentesche ammirando il gran piazzale tutto decorato da balaustrate, da statue e da fontane o salendo le ampie gradinate che ci adducono al pronao dal quale si ha poi l'accesso alle gallerie interne ove appunto si svolge la mostra interessantissima.

Interessantissima, e di carattere assolutamente moderno; poiché un tempo non si sarebbe potuto immaginare l'assorellamento dell'arte e dell'industria.

L'epoca nostra invece ha saputo comprendere quanto esse potessero vicendevolmente giovarsi e quanto potessero – l'una all'altra unite – giovare alleducazione del senso estetico della folla.

Dal mobile al ninnolo, dalla stoviglia di uso domestico alla ceramica e al bronzo decorativi, dall'addobbo di ambiente fino alle più piccole futilità, tutto può essere bello o brutto, geniale o banale, squisito o volgare a seconda che sia foggiato dalla mano di un artista o da quella di un artigiano incolto...

Cera tutta una lunga strada da percorrere al riguardo, tutta una paziente educazione da fare.

In questa Mostra c'è la vittoriosa manifestazione di quello che l'Italia fece.

Ma la Mostra delle Industrie Artistiche ha un altro suo particolare interesse: la Mostra speciale del Giappone il quale oltre, che nella Galleria delle Industrie Manifatturiere, anche qui si produce presentandoci tante sue genialissime e caratteristiche manifestazioni di arte industriale.

La Mostra della Città Moderna

Senza uscire da questo vasto edifizio, seguendo solo le belle gallerie che si svolgono e si prolungano con geniale movimento e che ci conducono a sempre nuovi padiglioni, eccoci, seguendo la nostra destra, alla Mostra della Città Moderna.

Essa tra quelle che pi attrarranno l'attenzione di quanti sono pensosi dell'odierno complesso problema sociale.

Chi pensi in quale agglomerazione si viveva un tempo ed osservi poi a quali criteri razionali sinformi invece – sotto i più diversi punti di vista – la vita sociale dell'oggi, non può non dire che il passo fatto verso un maggiore e complesso benessere materiale e morale sia stato enorme.

Eppure, dalle più elementari norme di igiene, fino alle più raffinate comodità, vi è ancora tutto un vastissimo programma da attuare nella ideazione e nella costruzione della Città Moderna.

Dal sottosuolo in cui corrono i canali della fognatura, alla viabilità delle strade cui si deve pensare ora con norme costruttive in rapporto all'aumentato traffico, dai vari problemi di nettezza urbana, di polizia, di sicurezza, di riscaldamento e di illuminazione, ai più alti concetti di scienza costruttiva in quanto pu concernere la bellezza architettonica di una casa in armonia col benessere di chi la deve abitare, assurgendo su ai problemi morali dell'istruzione, dell'educazione, della previdenza, dell'assistenza – sotto tutte le sue svariete forme – quante quante cose nuove da dire ancora!

E qui appunto in questa mostra, che occupa una superficie di 2000 metri quadrati e che ha un carattere più sociale ed artistico che industriale, ogni città, ogni comune dice quanto ha saputo far già e quanto vorrà e saprà fare ancora per lavvenire.

La Mostra della Città di Torino

Ed ecco che seguendo il geniale perimetro ideato dagli ingegneri costruttori dell'Esposizione, le gallerie ci conducono al padiglione, e ai circostanti locali, in cui la Mostra della Città di Torino, - mostra che occupa da sola 1400 metri quadrati.

Il magnifico salone quadrato, sormontato – come quello ottagonale del Palazzo delle Industrie Artistiche – da una svelta, elegante ed ardita cupola, la quale alta dal suolo, compresa la cuspide, m. 47,50. – La mostra merita un attento esame. Essa attesta quale fu l'ascensione della vecchia capitale del Piemonte in mezzo secolo di vita pensosamente raccolta e silenziosamente operosa.

Il Palazzo dell'Ungheria

Usciamo sul gran viale. Tosto alla nostra sinistra fermerà il nostro sguardo una costruzione che per il suo carattere architettonico si stacca completamente dagli altri edifizi.

Tetti fortemente inclinati, bianchi obelischi decorativi e caratteristiche ornamentazioni cromatiche in majolica ci dicono il carattere assolutamente esotico di questo edificio.

Esso è il Palazzo della Mostra ungherese. Occupa un'area di 6000 metri quadrati e fu ideato dai professori E. Tory, M. Pogany e D. Gyorgyi i quali riuscirono vincitori in un Concorso nazionale appositamente indetto. I lavori di questo geniale edifizio, che ci trasporta coll'immaginazione ad un popolo così diverso da noi per abitudini di vita e pure a noi così vicino per sentimento, furono affidati all'Impresa Fornaroli e Borrini e diretti personalmente dall'architetto ungherese Torok.

Il Villaggio del Club Alpino

In questa Mostra internazionale in cui tutti gli sports concorrono per portare la loro nota spiccata e modernissima, non poteva certo essere assente il Club Alpino Italiano.

Ed ecco sorgere all'uopo, con un'area coperta di 708 mq., meglio che un padiglione, tutto un piccolo villaggio di montagna, ecco sorgere – pensato dalla torinese sezione del C. A. I., un ideato dai geniali ingegneri Chevalley e Morelli di Popolo, tutto un caratteristico paesello alpino, colla sua chiesetta in stile valdostano, con un bel gruppo di casolari che ci dànno la nostalgia di una vita più semplice e con la piazzetta su cui convengono nelle tranquille mattinate domenicali i buoni abitatori dell'Alpe a fare le loro quattro chiacchiere amichevoli.

Questa riproduzione – fatta con tanto senso d'arte e con tanta minuziosa cura di particolari – è stata una vera trovata.

Ma il Villaggio Alpino è qualche cosa di più che non una artistica ma pura riproduzione di luogo e di ambienti. È una vera Mostra Alpina. Nei suoi caratteristici locali infatti sono esposte le più svariate cose che possono avere attinenza alla montagna. L'attrezzamento, l'equipaggiamento alpino, tutto quanto può riferirsi a gite, escursioni ed alta ascensioni, - l'esposizione di tutte le piccole industrie della operosa gente della montagna, - una completa raccolta di tutte le opere che possono far conoscere, illustrare, far apprezzare, far amare la montagna – l'esposizione di tutta la complessa, pertinace, efficace opera che va svolgendo il C. A. I., con plastici e diorami alpini, opere d'arte illustranti l'Alpe e la sua vita, - ed infine, tutti i ricordi e tutte le vedute illustranti le grandi esplorazioni dell'intrepido Duca degli Abruzzi, ecco in riassunto quanto contiene questa genialissima mostra.

La costruzione del Villaggio Alpino in legname, stuoie e stucco; e l'impresa ne fu affidata al signor Giovanni Gioia.

L'albergo modello del Touring

In uno sfondo di alberatura e in un viale di abeti che gli fanno un ambiente di illusione montanina, di fianco al Castello del Valentino, avente di fronte il Palazzo della Marina ed a poca distanza il Palazzo delle Feste, sorge l'Albergo Modello Tipo Alpino costruito dalla Commissione Esecutiva per iniziative del Touring Club Italiano.

Con questo Albergo il Touring intese compendiare l'opera sin qui sviluppata a mezzo di una speciale Commissione e rivolta a modificare sostanzialmente le condizioni di comfort in moltissimi Alberghi.

L'Albergo Modello del Touring risponde nelle sue linee architettoniche semplici, severe e caratteristiche alle esigenze delle regioni montane. Nella decorazione e nellammobigliamento il Touring part dal concetto di creare l'albergo chiaro, pieno di luce, pieno di semplice eleganza, di gusto, di comfort e dove si possa spendere relativamente poco: l'albergo accessibile alla famiglia media che ha le necessità o che ha il desiderio della cura di montagna.

Nell'albergo il Touring ha organizzata, mediante concorso fra le migliori Case industriali italiane ed estere, una Mostra completa di arredo, dalle camere ai servizi di cucina, di comunicazione, di riscaldamento, di illuminazione, di organizzazione, di ristorante, di lavanderia, di cantine, di garages, di rustico, di rimessa di biciclette, e di vetture, di ufficio speciale dinformazione e così via.

Un gran salone centrale a pian terreno accoglie la mostra generale dell'opera del Touring in tutte le parti del suo programma, dalla fondazione in poi, costituita sopratutto da grafici, diagrammi, quadri statistici e geografici diversi.

Il Touring, oltre che provvedere all'organizzazione dell'Albergo, di speciale interesse per gli Albergatori, ha indetto concorsi di grande interesse per tutte le famiglie, da quello per l'addobbo della tavola, con semplicità e con gusto anche se non si ricchi signori, a quello della pratica costruzione di cantine per la conservazione dei vini e dei liquori, a quello dell'industria del pollaio, e agli altri specialissimi che riguardano la classe a cui devono appartenere questi alberghi e agli usi a cui sono destinati.

Il primitivo progetto di detto albergo è dovuto all'ing. Faconti ed Allarch. Bargiggia, partecipanti al Concorso indetto dal Touring Club Italiano nel 1908, per Progetti dalbergo, e notevolmente modificato, massime nella disposizione interna dei locali, dal comm. ing. Stefini, presidente della Commissione Miglioramento Alberghi del Touring stesso.

La costruzione venne affidata alla Carpenteria Milanese.

L'Albergo Modello copre un'area di mq. 728 circa ed ha una lunghezza frontale di m. 52.

L'Acquario, Caccia e Pesca

Quasi di fronte al Villaggio Alpino, in riva al Po, l'Acquario (costrutto in muratura dall'Impresa Fornaroli e Borrini) con annessa Esposizione di Caccia e di Pesca.

È superflua una descrizione speciale. La mostra che attrae tanti appassionati, seguenti o il pacifico sport dell'amo e della rete, o quello tanto caro al Re Nemrod, occupa un'area di 650 metri quadrati ed ha un lunghezza froontale di 65 metri.

Il Ponte Monumentale

Altra fra le grandi attrattive della Mostra senza dubbio il Ponte Monumentale.

Offrire con un ponte un passaggio sul fiume era la cosa più semplice di questo mondo. Ma far passare i visitatori dall'una allaltra sponda del Po oltre che nel modo più facile, anche con un comodo tragitto ombroso in gallerie rallegrate da innumeri finestrelle aprentisi sul fiume, oppure ancora mediante il divertente trasporto del veloce tapis-roulant, ecco invece ciò che fu un genialissimo lampo di mente dei tre inesauribili ideatori di tutti gli edifizi della Mostra : ingegneri Fenoglio, Molli e Salvadori.

Il gran ponte, costrutto in legname e stucco dallImpresa Fratelli Viotti, lungo m. 106,50 ed a cinque arcate di m. 21,30 ciascuna. Ad ogni mezzaria di pila vi sono due bovindi – uno per lato – sorretti da cariatidi scolpite da G. B. Alloati. Al centro di ogni bovindo sinnalzano colonne con basamenti stratuari dello scultore Del Santo, reggenti Vittorie alate dello scultore Sassi.

Si accede tanto al passaggio superiore del ponte, come ai suoi tre tunnels interni, per mezzo di artistiche ed armoniche gradinate.

L'ingresso ai tre tunnels, decorati internamente a stucchi, formato da un gran salone. Nel tunnel centrale fu impiantato il tapis-roulant. Ai lati delle pareti interne, dividenti i tre tunnels, vi sono delle finestre a lunette. Esternamente invece, i due tunnels laterali ricevono aria e luce da finestre ovali che ci offrono lo spettacolo sempre vario del gran fiume.

Il Palazzo della Marina

Questo padiglione in cui la nostra Armata ci presenta tutto il grande progresso raggiunto dall'arte della guerra marinaresca, formato da gallerie adattate ad una costruzione già esistente e che ha un ricordo non inglorioso poiché fu esso ad ospitare la prima Palestra Ginnastica che sia sorta in Italia, fondata nel 1844, sotto gli auspici di Carlo Alberto.

La mostra interessa naturalmente in modo speciale i tecnici della materia. Tuttavia i piani e i modelli delle grandi navi da guerra, e lattrezzatura e la corazzatura di esse, le artiglierie, le munizioni, tutto il vario materiale di bordo che va dal vettovagliamento fino alla previdenza e allassistenza sanitaria, possono benissimo anche formare oggetto di attenzione e di studio per i profani.

Clou> mostruosamente grandioso di questa sezione, un cannone che pesa la bellezza di 56 tonnellate.

In complesso il Padiglione della Marina occupa un'area di quattromila metri.

I lavori furono affidati all'Impresa Quadri e Colombo. La costruzione adattata in legname, stuoie e stucco.

La Palazzina della Commissione Esecutiva

Si chiama così; ma ospita pure i vari servizi pubblici : Poste, Telegrafi, Telefoni, Questura, Pompieri, ecc.

L'edifizio si compone di tre corpi di fabbricati: due laterali, più forti, a due piani; uno centrale più leggero ad un sol piano. Essi comunicano tra di loro mediante un portico a colonnati; e tutto l'insieme della costruzione grazioso, quasi civettuolo nella varietà dei movimenti in pianta e nelle varie altezze. Colonnine svelte, grandi lesene e festoni ornamentali, grandi vetrate chiudenti tra le colonne e l'architrave e un attico con grandi conchiglie e tutta una bella teoria di antenne coi multicolori svolazzanti stendardi.

Il Padiglione delle Poste, dei Telegrafi e dei Telefoni

Accanto a quello suddescritto, un altro graziosissimo padiglione a due piani costrutto su disegni dell'architetto Giuseppe Calderini ed occupante un'area di 600 mq. circa. Esso si compone essenzialmente di due sale di circa 60 mq. ciascuna sormontata da cupole ottagonali che formano due avancorpi su quello centrale costituito da un porticato di collegamento il quale d accesso ad un gran salone di circa 770 mq. d'area, circondato da una galleria a due piani ed illuminato da un gran lucernario.

Qui la Mostra del Ministero delle Poste, dei Telegrafi e dei Telefoni, ed una Mostra interessante sotto molteplici aspetti: per le cose curiose e che hanno ormai un valore di cimeli, per le cose di importanza storica le quali ci parlano di un'età ormai tramontata per sempre, per le cose infine di alta importanza economica e scientifica e che ci dimostrano l'immenso progresso che fece il mondo in meno di mezzo secolo nei vari mezzi di facilitare la comunicazione a distanza del pensiero umano e nel problema sociale che si impernia nel Risparmio.

Tutto vi con metodo scientifico e con buon ordine cronologico raccolto: dalle vecchie messaggerie postali ai moderni e rapidi sistemi di posta dal telegrafo ad antenna al telegrafo senza fili, dal vecchio sistema telegrafico Morse ai velocissimi sistemi Baudot e dai vecchi ai nuovi sistemi di contabilità delle Casse di Risparmio postali. Più, vi sono raccolti apparecchi ed utensili adoperati per il servizio telefonico e, infine il Ministero delle Poste, dei Telegrafi e dei Telefoni espone ancora in una galleria dal Palazzo delle Feste (Mostra Filatelica) e in quella del Materiale Ferroviario (Furgoni Postali, Ambulanti, ecc.).

Il concetto geniale cui sinforma tutta l'Esposizione, il concetto del lavoro in azione, fu adottato anche dal Ministero delle Poste e dei Telegrafi. E così adiacente all'edificio sorge la torre che serve per la telegrafia senza fili. E come in funzione e visibile al pubblico questo moderno specialissimo servizio radiotelegrafico, così sono in funzione e visibili al pubblico gli altri apparati telegrafici più in uso, dall'antico, semplice, ma tuttavia sempre in uso sistema Morse, ai moderni e rapidissimi sistemi Hughes e Baudot.

Il Palazzo delle Feste e il Palazzo della Musica

Un altro fra i più vasti edifizi della Mostra, quello che comprende il Palazzo delle Feste, il Palazzo della Musica, che gli è collegato, e le grandi gallerie che da entrambi partono, svolgendosi sopra unarea di oltre 20 000 metri quadrati e nelle quali sono le Mostre dell'Elettricità, delle Meraviglie dell'Elettricità, del Lavoro professionale e la Mostra Svizzera.

Le facciate sì dell'uno che dell'altro palazzo sono ammirevoli per proporzioni, per ricchezza di particolari architettonici e – al tempo stesso – per imponente nobiltà e per leggiadria.

Le due facciate sono sulla stessa fronte e sono collegate tra loro.

Quella del Palazzo delle Feste necessariamente più sontuosa. Ai fianchi del gran portale sormontato da ricche decorazioni pittoriche ed architettoniche vi sono due piccoli avancorpi a torretta sorreggenti gruppi scolturali di tre figure ciascuno. Tra questi due gruppi sono le movimentate quadrighe, opera degli scultori Biscarra e Bianconi.

Nell'interno, oltrepassato il vestibolo, ci appare il gran Salone dei Concerti a forma di anfiteatro, di 33 metri di diametro, con palco scenico per gli spettacoli e per talune gare, con posti a sedere disposti a gradinata e col palco reale. Tutte le decorazioni sono del pittore Smeriglio – come del resto buona parte delle decorazioni degli altri edifizi.

Grandi colonne disposte all'ingiro sorreggono il gran cupolone dominato dalla lanterna – o cupolino che chiamar si voglia – a colonnati, e terminante con cuspide, il tutto per un'altezza complessiva di 56 metri.

L'architrave girante attorno alla cupola ha un fregio composto di una serie di figure, alte m. 2,50, opera pregevolissima, veramente riuscita dello scultore Giacomo Buzzi-Reschini.

Attorno al gran salone dei concerti, una vasta galleria di disimpegno adduce alle Gallerie della Musica e dell'Elettricità; e mediante una scala interna ad un piano superiore.

La facciata del Palazzo della Musica più bassa, ma non meno bella nella sua semplicità e nelle sue vaghe decorazioni. Essa a colonnati con un artistico balcone ovale sorretto da quattro colonne. Agli angoli vi sono delle grandiose fontane con la statua di Nettuno alta 5 metri, opera notevole dello scultore Cellini.

All'altezza dell'attico grandeggia un bel gruppo statuario composto di tre figure simboleggianti la Musica. E autore di esso lo scultore Monti.

NELLE GALLERIE

Oltre il salone donore del Palazzo della Musica, e il gran Salone dei Concerti del Palazzo delle Feste, si stendono, come fu detto, ampie e solenni le gallerie in cui sono le mostre già mentovate.

Mentre i due suddetti palazzi furono costrutti dalla Impresa Quadri e Colombo, le gallerie sono opera della Società delle Officine di Savigliano. L'ossatura tutta in ferro, ricoperta da belle ornamentazioni in legname e stucco e linsieme nella sua semplicità, ci dà una impressione di agilità e di forza nel tempo stesso.

La Mostra Musicale occupa un'area di 4000 metri quadrati ed interessantissima per la sua grande varietà come per la ricchezza delle cose esposte: strumenti a fiato, a corda, a tastiera, a percussione; elegantissimi pianoforti, sonori armonium, graziose pianole e grandi maestosi organi da chiesa. Infine, campane, sirene acustiche, ecc.

Nella stessa galleria si trova pure tutta la svariata Mostra delle cose teatrali: meccanismi e mobilio, scenografia e coreografia, costumi, panorami, cinematografi, ecc.

Ma anche più varia la mostra che si svolge su un'area complessiva di 20 000 metri quadrati nella Galleria dell'Elettricità. Essa a due piani. Come fu detto, in un reparto di essa, al piano inferiore vi è la Mostra Svizzera. In un altro reparto della stessa galleria vi è poi una Mostra la quale richiama, non soltanto l'attenzione dei tecnici ma altresì quella di tutta la gran folla visitatrice, ed la Mostra delle Meraviglie dell'Elettricità. Essa fu ideata dal professor Ricardo Arn ed il clou della intiera Galleria ed illustra con le esperienze fondamentali più brillianti le varie applicazioni dell'elettricità, telegrafia e telefonia senza fili, trasmissione della fotografia a distanza, telefono magnetico, telefono alto-parlante; poi: produzione in grande del campo magnetico rotante Ferraris, illuminazione a luce fredda, riproduzione di tutte le applicazioni relative ai raggi X, riproduzione in grande del campo rotante Arn ecc. ecc.

Complessa, grandiosissima poi la Mostra dell'Elettricità propriamente detta, poiché va dalla generazione meccanica e dalla distribuzione della energia elettrica all'utilizzazione di essa sotto tutte le forme; va dall'esposizione di tutti gli apparecchi attinenti all'elettricità (tutti i sistemi telegrafici e telefonici, telegrafia e telefonia senza fili, pile, accumulatori, forni elettrici, strumenti ed apparecchi di misura, ecc.) fino all'esposizione dei più delicati apparecchi per ricerche scientifiche e sperimentali.

Al piano superiore di questa galleria vi invece l'interessante Mostra del Lavoro professionale la quale occupa da s sola un'area di 8000 metri quadrati ed in cui espongono essenzialmente tutte le Scuole professionali dipendenti dal ministero dell'Agricoltura Industria e Commercio.

La Galleria del Lavoro in azione

Come le anzidescritte gallerie, essa stata costrutta, sui disegni degli architetti dell'Esposizione, dalle Ditte Quadri e Colombo e Società Officine di Savigliano. La poderosa ossatura in ferro e i rivestimenti sono in legname e stucco.

La galleria lunga 245 metri, larga 80 ed occupa un'area complessiva di 16 800 metri quadrati e la Mostra di carattere internazionale poiché in essa espongono pure le loro macchine in azione quasi tutte le Nazioni Estere e segnatamente la Francia, la Germania, l'Inghilterra ed il Belgio. E superflua ogni più particolare descrizione di essa e sopratutto di quanto essa contiene. Il visitatore alzerebbe gli occhi dal libro. Troppe cose in essa gli parlano direttamente un ben più alto, più eloquente, più vibrante linguaggio.

Le macchine innumeri, poderose ed agili, rutilanti e fragorose, sembrano avere un'anima, tanto esse appaiono come potenti e intelligenti collaboratrici dell'uomo, mentre invece dell'uomo sono la meravigliosa creazione e le docili schiave.

Il Palazzo del Giornale

Come di tutti gli edifizi della prima grande Esposizione di Torino (1884) solo il meraviglioso Borgo Medioevale, col suo Castello, rimase, così questo Palazzo del Giornale l'unica costruzione che non verrà toccata in novembre dal piccone demolitore.

Il Palazzo del Giornale certamente la cosa più nuova che conti l'Esposizione, e fra le più interessanti.

L'idea originalissima di presentare al pubblico in tutta la sua svolgentesi formazione quell'organo potentissimo della moderna civiltà che il giornale, non era stata finora tentata mai. Onde che non a torto al Palazzo del Giornale convergono tutte le più vive curiosità dei visitatori dell'Esposizione.

Il pubblico può seguire qui il vario volgimento della formazione del quotidiano , dalla fabbricazione della carta, alla fonderia dei caratteri, dalla composizione tipografica e via via, fino alla piegatura!

L'edifizio del Palazzo del Giornale a due piani, occupa un'area di 6000 metri quadrati, ha una facciata di 105 metri di lunghezza e la sua ossatura tutta in cemento armato rivestito di muratura. Ne fu costruttrice l'impresa ingegnere Porcheddu e C.ia.

Esso costituito da un magnifico salone centrale alto 23 metri ed occupante una superficie di mq. 22x80. Questo salone ricoperto da una superba cupola ed circondato da un portico esterno al quale sovrastano spaziose gallerie di aspetto nobile e grandioso.

In questo palazzo non vi sono soltanto tutte le mostre affini all'arte della stampa, non vi sono rappresentate soltanto tutte le industrie similari (fototipia, litografia, produzione di inchiostri, incisione, processi fotomeccanici, macchine grafiche, rilegatura del libro, ecc.) ma vi ancora liconografia dei giornalisti celebri, la Mostra retrospettiva della caricatura (che fu – essa pure – una forza durante il periodo fortunoso dell'Indipendenza Italiana) e le Mostre del Calendario e della Cartolina illustrata. Anche la Mostra che si svolge nel Palazzo del Giornale di carattere internazionale. Quasi tutte le Nazioni estere – in prima linea la Francia, la Germania e lInghilterra – vi partecipano largamente.

Infine, al piano superiore vi una esposizione interessantissima di gioielleria e oreficeria che occupa un'area di ben 2850 metri quadrati.

Il Palazzo dell'Inghilterra

Sorge sul piazzale retrostante alle fontane monumentali, le quali ancora ci ricordano la fortunata Esposizione del 1898; ed occupa in complesso un'area di 20 000 metri quadrati dei quali 8200 sono costituiti dal padiglione frontale formante la facciata principale, ad anfiteatro, e che meravigliosamente si intona, si integra colla grande fontana che le dinnanzi. Altri 12 000 metri quadrati sono occupati dalle gallerie in ferro, le quali confinano colla grande Galleria del Lavoro, cosicché da questa di pu pure accedere alla Mostra inglese.

Tutto l'edifizio, che fu progettato dagli ingegneri Molli, Fenoglio e Salvadori (Impresa Quadri e Colombo), non si stacca dallo stile generale dell'Esposizione pur conservando una certa libertà di linee.

Esso si eleva nella parte di mezzo a due piani i quali sono incorniciati da un frontone su cui campeggia lo stemma inglese. Il motivo centrale fiancheggiato e determinato da due guglie sormontate dalla corona reale. A completare la linea dell'edifizio si eleva, più indietro, la cupola del salone d'onore, alta ben 40 metri dal suolo.

A destra e a sinistra del corpo centrale dell'edifizio, si stende un porticato sostenuto da colonne binate, e coperto a terrazzo, il quale finisce alle estremità con due tempietti circolari sui quali si innalzano alla loro volta due cupole minori di disegno analogo alla cupola del salone donore.

Il Palazzo dell'Inghilterra in una posizione ideale. Domina il corso del Po, ed ha, dinnanzi, bella, verde ed armoniosa nei suoi dolci declivi, la collina torinese.

Quale sia l'importanza materiale della Mostra della grande nazione britannica basta a dirlo l'area immensa che essa occupa in questo suo maestoso edifizio e nelle altre gallerie che sono internazionali e cioè quelle del Lavoro in azione, dell'Elettricità, dei Trasporti, dell'Aviazione e nel Palazzo del Giornale.

E di quale alto significato morale e politico sia la partecipazione della forte Inghilterra a questa Mostra con cui l'Italia celebra il cinquantenario della sua costituzione in Nazione indipendente, ben se lo sa dire il cuore di ogni italiano che non sia oblioso della simpatia con cui l'Inghilterra seguì tutta l'epopea del nostro Risorgimento.

Il Padiglione della Regia Manifattura Tabacchi

E su disegno dell'architetto Orsino Bongi, occupa un'area di circa 800 mq., fu costrutto dalla ditta P. Cittera e si compone di un ampio vestibolo a pianta circolare (sormontato da una snella ed elegante cupola) dal quale si accede a sinistra nelle sale destinate alla Mostra dei sali e del chinino e a destra nel grande salone delle macchine in azione per la lavorazione dei tabacchi. Di fronte al padiglione un campicello sperimentale per la coltivazione del tabacco. Nel locale della Mostra dei sali, vi è un grande modello dimostrativo di una salina in movimento che serve ad illustrare i procedimenti di estrazione del sale dalle acque marine. Mostra complessivamente interessantissima.

Il Padiglione della Turchia

Un altro padiglione che si stacca completamente dalla generale intonazione degli edifizi, quello in cui si svolge la Mostra Turca.

È in stile orientale-moresco. Ha graziose finestre ad arco Tudor e bifore ed di originalissimo effetto per la decorazione policroma delle pareti.

Il Castello e il Borgo Medioevale e l'officina tipografica del 1400

Come e quando e per opera di chi sia sorta questa suggestiva rievocazione di una interessante et lontana, già fu detto.

In un gruppo sintetico di edifizi sono qui raccolte le forme di costruzione e di ornamentazione, i mobili e gli usi caratteristici antichi della regione Valdostana.

Si può entrare nel Borgo tanto in barca, dal fiume; come per terra, passando sopra un ponte levatoio e per una porta praticata in una torre quadrata la quale fu fedelmente copiata da quella di Oglianico. Le pitture che la ornano esternamente furono tolte dal Castello di Malgr e dallo stemma dei San Martino.

Nell'interno del villaggio si ha la perfetta illusione di rivivere in pieno medioevo. La piazzetta irregolare, la fontana, la bottega del maniscalco, le umili casette, le pitture a fresco sui muri e riproducenti i costumi e i gusti popolari dell'epoca, tutto spira una suggestiva aura di medio evo in contrasto colla modernità che violentemente si afferma, a pochi passi, fuori di quei viottoli e di quegli angusti porticati.

Il Castello, che domina il piccolo Borgo, maestoso e severo. È una vera dimora feudale dalle poderose mura. Par di sentire risonare gli speroni del Barone o passare l'ombra di una dolce Iolanda per quelle sale in cui tutto sa di guerresco e di poetico assieme. Strette feritoie, robuste inferriate, alte saracinesche e vetri istoriati e motti e versi scritti su le pareti tra figure di soldati, di filosofi e di poeti – e grandi messali e libri galeotti aperti sugli alti leggii in legno scolpito.

Al piano terreno del Castello vi il refettorio, le cucine, lo stanzone degli uomini darme e dei servi. La cucina copiata da quella del Castello di Issogne. La sala da pranzo dei castellani ha un magnifico soffitto a cassettoni con belle dipinture riproducenti stemmi, piante, animali e teste di uomini e di donne.

E tutto, dai dipinti, ai mobili, alle stoviglie una riproduzione fedele fatta su modelli esistenti nei diversi castelli della Valle d'Aosta o dell'Alto Canavese.

Al primo piano vi sono la loggetta del guardiano, l'antisala del barone, la sala di giustizia, col ricchissimo trono protetto dal baldacchino in broccato doro, la camera da letto, loratoria, la cappella, ecc.

Infine nei sotterranei vi sono le terribili e buje prigioni.

Nel borgo, e precisamente nelle case dette di Alba e di Bussoleno, si svolge questanno la Mostra retrospettiva dell'Arte della Stampa, con l'esatta riproduzione di una officina tipografica del 400, animata da operai in costume dell'epoca intenti al lavoro della stampa così come allora veniva eseguito e a tutti quegli altri lavori che a quest'arte sono attinenti: a cominciare dalla fabbricazione della carta coi mastelli e coi setacci, alla stampa coi torchi, fino alla messa in vendita del libro nella bottega del bibliopola.

Non si deve credere che il lavoro tipografico che questi operai compiono sotto gli occhi dei visitatori sia opera futile e fatta quasi per gioco. Essi – scelti fra i più bravi cultori dell'arte in cui si immortalarono Manuzio e Bodono – attendono alla riproduzione – oltre che di parecchi rari incunabuli – anche della prima edizione della Divina Commedia fattasi a Foligno nel 1472, arricchendola con le migliori tavole illustrative prescelte da altre edizioni di quei tempi. E questa, insomma, una mostra curiosissima per la folla e interessantissima per gli intellettuali.

Il Palazzo della Russia

Poco oltre il Borgo Medioevale sorge il Palazzo della Russia. È una costruzione massiccia nella grandiosa imponenza delle severe colonne in stile dorico antico reggenti il portale a cupola.

L'ampia facciata, nel mezzo della quale in alto campeggia l'aquila imperiale, maschera le gallerie retrostanti di cui la principale disposta a semiovali.

L'ingresso al palazzo verso il Po ed è formato da grandi scalee con gli scamilli formati da due leoni. Ai lati dell'ingresso vi sono dei bei gruppi statuari.

OLTRE IL PONTE ISABELLA

Oltre il sottopassaggio del corso Dante, sul più lontano lembo che l'Esposizione occupa sulla sponda sinistra del Po, si svolgono in grandi gallerie aventi una linea frontale di circa 400 metri le Mostre dei Lavori Pubblici (4300 mq. di area) della Grossa Metallurgia (7400 mq.) del Materiale Ferroviario e della Provincia di Torino.

E qui vi pure il RISTORANTE POPOLARE, ampia costruzione ad un piano fuori terra, occupante un'area di 1500 mq. e capace di ospitare oltre un migliaio di persone. Esso esercitato dalla Federazione Cooperative.

La Mostra dei LAVORI PUBBLICI comprende tutto quanto si connette allo sviluppo della costruzione dei nuovi materiali cementizi e siderurgici ai moderni congegni, agli ultimi progressi ideati per vincere le gravi difficoltà topografiche, geognostiche ed idrografiche del suolo. Sono quindi qui esposti campioni, saggi e risultati delle prove di agglomeramenti idraulici : calci, cementi, pozzolane e gessi ; vi sono pietre naturali e artificiali ; laterizi e succedanei; materiali di coperture; legnami, metalli, ecc. Poi procedimenti di costruzione, macchine ed apparecchi applicati all'arte del costruttore per l'esecuzione di sterri, fondazioni; e strade ordinarie e ferroviarie, canali e ponti, e macchine e processi per la loro manutenzione. Infine modelli, piani e disegni per opere pubbliche di ogni genere.

La Mostra della GROSSA METALLURGIA presenta tutti i grossi lavori di fucinatura: alberi a vilebrequin, ruote dentate, travature metalliche, eliche, alberi in acciaio per le navi, capriate metalliche e, insieme, tutto il macchinario indispensabile a questa produzione: e cioè magli potenti, presse idrauliche, ecc.

Interessante la Mostra della PROVINCIA DI TORINO e di cui la Mostra della Città di Torino l'integrazione. Vi sono qui presentati tutti i servizi della provincia: manicomi, ospizi per la infanzia abbandonata, ecc. e tutti i servizi riguardanti la viabilità, le foreste, ecc. Una parte di essa ha luogo nel reparto della Mostra stradale.

La MOSTRA FERROVIARIA internazionale: in essa la Francia, la Germania, l'Inghilterra ed il Belgio vi occupano ciascuna 100 metri di binario, ed particolarmente notevole in questi momenti in cui il problem ferroviario assume una così alta importanza sociale. Essa non presenta soltanto il materiale mobile, (locomotive, veicoli, ecc.) ma altresì tutto quanto si riferisce alla vastissima organizzazione ferroviaria; stazioni, centri di riparazione, abitazioni, apparati di manovra e tutti i saggi di tecnologia, di economia, di previdenza, di assistenza e di letteratura ferroviaria.

SULLA SPONDA DESTRA

Il Palazzo dell'Argentina

L'America non poteva risponder con maggior slancio, in modo più grandioso, all'invito rivolto a tutto il mondo dall'Italia per questa festa del lavoro. La Repubblica Argentina, l'intiera America Latina, il Brasile e gli Stati Uniti fanno sventolare i loro gloriosi vessilli lungo la sponda destra del Po.

Partendo dal ponte Umberto I, il Palazzo dell'Argentina si presenta per primo in tutta la sua maestosa imponenza.

Si compone di un corpo centrale con due grandi sale laterali. Dagli angoli del corpo centrale, di pianta quadra, si alzano quattro torrette a pinnacoli con sovrastanti boccie colorate. Sui quattro angoli del padiglione vi sono altrettanti avancorpi con finestre ad arco e cupolino. L'attico centrale artisticamente decorato di gruppi statuari ed alto 23 m. dal suolo, mentre le torrette raggiungono un'altezza massima di m. 35.

Internamente l'edifizio sostenuto da colonnati che lo suddividono in tre saloni principali dei quali, quello del centro, si chiude con una ampia volta a crociera alta 23 metri. Superiormente ricorrono alcuni loggiati a colonne che fanno capo a due grandi saloni laterali. I frontoni sono decorati da statue allegoriche, il basamento dell'edifizio da altorilievi rappresentanti luno un panorama delle campagne argentine, l'altro il porto di Buenos Ayres col panorama della città.

Il portale d'ingresso, sporgente in avanti, a forma di colonnato semielisse, prende in alto la foggia di una grande conchiglia ed ha nell'insieme un aspetto veramente monumentale che sintona a meraviglia colla grandiosità dell'intero edifizio, al quale si può accedere anche dal Po per una grande scalea abballita artisticamente da statue. Il pronao ornato da due maestosi cavalli impennati, montati da due genii, in atto simbolico di illuminare la via del progresso; e dei quali autore il valente scultore Giacomo Buzzi-Reschini.

Fu progettista del Palazzo dell'Argentina l'architetto Rolando Le Wacher – e impresario costruttore il signor Gioia.

Il Palazzo dell'America Latina

In stile moderno, castigato, corretto, semplice nelle sue linee, ed un poco intonato per la sua serie di cupole e cupolini coll'architettura generale, ecco sorgere a due piani accanto al Palazzo dell'Argentina, quello dell'America Latina.

E su disegni dell'architetto Orsino Bonci, e copre un'area di 6000 metri quadrati. Il grande padiglione diviso in pianta in tante sale per ospitarvi le mostre delle diverse repubbliche. Di queste l'area maggiore occupata dall'Uruguay (salone centrale, due grandi sale a sinistra ed una a destra) vengono in seguito il Perù ed il Venezuela, l'Equatore, il Cile, il Messico, il Nicaragua, il Panama, il Guatemala, la Costarica, la Bolivia, e Cuba.

Tutta la decorazione architettonica e sculturale dell'edifizio grandiosa e veramente artistica. Grandi lesenoni salgono sino all'attico. Le finestre del corpo centrale e degli estremi laterali, hanno fregi, cornici e festoni. Il portale strombato a timpano, con grandi vetrate sopra e ai lati ed ornamentazioni statuarie alla base ed alla sommità.

Il cupolone centrale, decorato da belle finestre ovali, regge un simbolico mappamondo. Il piazzale è, come tutti gli altri della riva destra, sistemato vagamente ad aiuole.

Materiale di costruzione, il solito, impresario il signor Paolo Cittera.

Il Palazzo del Brasile

Veramente importante pure la Mostra del Brasile. Essa occupa un'area coperta di 8000 metri quadrati tenendo una fronte lunga m. 150.

Il grande edifizio si compone di vari corpi a cupola collegati da terrazzi. Il Padiglione d'onore a due piani ed , internamente, ricco di magnifiche decorazioni.

La linea generale è, in complesso, varia ed elegante. Lo stile di avvicina al moderno, ma in molti particolari si armonizza assai bene con lo stile generale agli edifizi della Mostra italiana. Gruppi statuari agli angoli, in alto ed in basso; grandi mascheroni reggenti le antenne delle bandiere, eleganti scalinate daccesso al pianterreno rialzato, dànno all'insieme della costruzione un aspetto quasi fastoso.

Il progetto fu eseguito dagli ingegneri Moraes Rego e Jayme Figueira e dal disegnatore Julio Antonio de Lima.

I lavori furono eseguiti dalla Ditta Pasqualin e Vienna.

Il Palazzo del Belgio

Il Padiglione del Belgio occupa un'area di 9000 metri quadrati. Nella facciata vi sono due corpi laterali a portico con grandi vetrate ed uno centrale più alto, terminante con due mensole con timpano. Ai lati vi sono due leggeri pinnacoli. Nel mezzo lo stemma del Belgio recante la divisa di quella operosa Nazione : L'Union fait la force.

La mostra si compone nel suo complesso di due grandi gallerie alte, aventi il legname delle capriate in vista; esse comunicano tra di loro e con altre gallerie più basse, nonché colle aperture di comunicazione formate da tre grandi archi sorretti da colonne.

Fra un arco e l'altro, sopra le colonne vi sono busti ornamentali e ricchi fregi in stucchi ed in pittura; nelle grandi gallerie, ad ogni interasse, in alto una mensola reggente un vaso.

Sul davanti del padiglione, che nello stile, pur senza staccarsi troppo dal tono generale dell'Esposizione, tuttavia ha degli accenni all'architettura fiamminga, vi sono delle grandi scalee con giardini e piazzali. Una serie di artistici gradoni conduce alla strada alzaia sul Po. (Imp. costruttore: Fornaroli).

Il Palazzo della Francia

Il grande piazzale a cui fa capo il Ponte Monumentale e dal quale partono le maestose gradinate adducenti al Castello delle Acque, già per sé stesso una delle cose più mirabili dell'Esposizione; e, non fosse che per questo insieme di bellezza e di armonia, i nomi dei tre ingegneri che diedero a Torino la più grande delle sue Esposizioni meriterebbero già di essere ricordati con plauso.

Immaginate: a nord del Ponte, il fastoso Palazzo della Francia, intonato esso pure allo stile settecentesco generale a tutti gli edifizi della mostra, ma accennante tuttavia in parecchi particolari notevoli, al carattere architettonico più speciale della Francia. A sud, l'imponentissimo Palazzo della Germania. Nel mezzo, sul magnifico sfondo verde della collina, la grandiosa Fontana Monumentale!

Il Palazzo della Francia – di cui assunse l'impresa la Ditta Quadri e Colombo – a due piani. Il corpo principale avanzato, posto al centro della fronte del palazzo collegato ai corpi avanzati laterali da due retrocorpi a colonnati. Il corpo centrale comprende un grande salone coperto da un'ardita cupola misurante – alla sommità della sua cuspide – l'altezza di 50 metri dal suolo, mentre tutti gli avancorpi sono alti ben 13 metri.

Al gran salone centrale fanno capo le diverse gallerie di cui si compone la Mostra.

La fronte principale del palazzo lunga 193 metri. Fra essa e l'arginatura del Po, vaghe aiuole fiorite, riccamente decorate con grandi vasi e con armoniche balaustrate, dànno al luogo un aspetto di poetica e sontuoso eleganza e lo fanno gradito ritrovo dei visitatori anche per il panorama che da esso si gode dell'opposta sponda del Po.

L'area complessiva occupata dal Palazzo della Francia di mq. 13 990 e la cifra già rispettabilissima. Ma essa non fu sufficiente alla nostra Nazione sorella per dare un saggio completo della sua grande attività in ogni genere di industria e del suo magnifico slancio operoso. Perci con padiglioni speciali seppe far sventolare la sua bandiera in parecchi altri punti della destra e della sinistra riva del Po.

Ecco infatti sull'opposta sponda la Mostra delle Colonie francesi e quella della Citt di Marsiglia, la Mostra interessantissima (specialmente per certe evocazioni retrospettive) della Città di Parigi e il Chiosco del Moet et Chaudon senza contare le diverse gallerie con cui la Mostra francese occupa un'area complessiva di 40 000 metri quadrati.

Il Castello delle Acque

Quasi per riposare la nostra mente in poco stanca per le mille cose belle e grandi studiate e ammirate nelle gallerie delle Mostre già visitate, e prima di entrare nell'imponente Palazzo della Germania, sostiamo dinnanzi al Castello delle Acque per dargli anzitutto uno sguardo di assieme e quindi saliamo ad esso.

Una grandiosa serie di gradinate, le quali partono dal gran piazzale del Ponte, ci conducono a tre magnifici cavalcavia, due laterali, coperti da portici a colonnati ed uno scoperto e quindi, attraversando lo stradale di Moncalieri ci portano direttamente ad un nuovo ordine di gradinate. La fantastica costruzione fronteggiata da due torri alte 80 metri. Nel centro di essa sorge una statua imponente, posta in un grande nicchione, e simboleggiante la Patria, eseguita su un bozzetto grande al vero del Contratti.

Lateralmente ad essa, sopra e sotto, altre statue fanno contorno alle tre fontane principali e dalle quali vien già l'acqua con una cascata impressionante, larga quasi completamente quanto larga la fronte del Castello, e cioè 40 metri.

Le statue del frontone rappresentano : La Costanza, La Giustizia, La Sapienza, e La Temperanza e sono dello scultore Chiariglione.

Quelle ai lati della statua della Patria sono dello scultore Cellini.

Infine, a destra ed a sinistra, fra le torri e la gran parete di sfondo vi sono degli artistici nicchioni con basi ornamentali.

Cornice maestosa alla fantastica fontana monumentale, la dolce collina, col verde frondoso dei suoi alberi, col verde fiorito dei suoi dolci prati in pendio!

Come tutti gli altri edifizi dell'Esposizione, il Castello delle Acque su disegno degli architetti Fenoglio, Molli e Salvadori. – Ne assunse la costruzione l'Impresa Quadri e Colombo.

Il Palazzo della Germania

Negli ultimi anni si sovente ripetuto che l'industria germanica stanca di esposizioni; ma di fronte ai fedeli e valenti amici nel commercio ed alleati italiani questa stanchezza si tramutata in lieta fiducia, in fervente attività.

Con queste entusiastiche parole termina un importante suo studio sulle Relazioni commerciali tra l'Italia e la Germania il signor Giovanni Breiter, consigliere di Legazione e Console germanico a Milano, studio in cui le cifre, che non ingannano, dicono con chiaro linguaggio di quale importanza siano i rapporti commerciali tra noi e la nostra simpatica alleata.

Poche parole ne daranno, in sintesi, l'idea: L'Italia nel 1909 su una esportazione totale del valore di 1887,8 milioni ha spedito in Germania per 300,9 milioni di merce e la Germania ha partecipato con 490,7 milioni all'importazione totale dell'Italia ammontante a 3097, i milioni di lire.

Si comprende da ciò come la Germania non potesse non essere rappresentata alla nostra Mostra se non nel modo grandioso con cui volle e seppe parteciparvi. L'area occupata dal suo palazzo di ben 9000 metri quadrati, con un prospetto verso il Po lungo m. 270. per la Sezione Germanica occupa un'area totale di oltre quarantamila metri, poiché non soltanto qui la sua Mostra, ma ancora nella galleria delle Macchine in azione, in quella dei Trasporti, dell'Aviazione, dell'Elettricità e nel Palazzo del Giornale.

L'ingresso principale all'imponente padiglione – come quello della Francia al quale fa riscontro – posto sulla fronte prospettante il gran piazzale del Ponte.

Dal portico che forma questa fronte si ha accesso ad un atrio d'ingresso al quale fa seguito una sala d'onore e annessi locali. Dopo di questa si entra nella prima parte delle gallerie costituita da quattro grandi saloni rettangolari, simmetrici a due a due rispetto ad un locale centrale, quadrato e coperto da una gran cupola terminante colla Corona Imperiale Tedesca elevantesi a 42 metri dal piano superiore dei murazzi del fiume e a m. 46,50 dal piano alzato della strada che costeggia il fiume.

Corrisponde a questo gran salone centrale un grandioso avancorpo alto tre piani. A destra e a sinistra di esso due corpi derivati, con frontoni e cupole corrispondono ad altri due saloni rettangolari e precisamente laterali al gran salone centrale.

Esternamente, in questi retro corpi vi sono due ampie scalee doppie le quali, dal piano inferiore, adducono al piano principale. Da questo si può pure scendere al piano inferiore mediante due scale interne.

La parte principale del maestoso padiglione limitata agli estremi da due avancorpi a tre ordini, - a sinistra e a destra qei quali si svolgono le fronti corrispondenti all'atrio e alle annesse sale donore nonché alla grande galleria a tre navate.

L'edifizio costrutto in legname, stuoie e stucco dall'Impresa Quadri e Colombo sui disegni dei tre ingegneri architetti dell'Esposizione, s'intona allo stile generale, con qualche leggera variante che per non ne turba l'armonia dell'insieme ed uno dei più grandiosi di tutta la Mostra.

Il Palazzo degli Stati Uniti d'America

Sopra un'area di 5000 metri quadrati e tenendo una vastissima fronte sul Po, sinnalza maestoso, pur nella sobrietà calma delle sue linee, il Palazzo degli Stati Uniti. Esso si intona per stile al carattere architettonico generale ed ha sul davanti un gran terrazzo con belle scalinate che scendono fino al livello del fiume.

Nel corpo centrale dell'edifizio domina un magnifico portale con timpano sovrastante e nicchie laterali ai lati fregiato da quattro statue. Ai lati del corpo centrale, uniti con questo e fra di loro da un portico a colonnato, quattro altri corpi – e cioè due per parte – completano il magnifico padiglione, che all'attico decorato da bellissime statue.

La Mostra degli Stati Uniti integra quelle dell'Argentina, dell'America Latina e del Brasile nel darci un saggio completo di ogni umana attività in tutto quanto industria, lavoro e progresso sociale nell'America intiera.

Il Padiglione del Siam

Il Padiglione del Siam si stacca completamente dall'architettura generale dell'Esposizione, portando così una sua spiccata nota esotica. Il progetto di esso venne studiato a Bangkok negli uffici del Public Works Department dagli architetti Annibale Rigotti e Mario Tamagno.

E della stessa architettura delle chiese Siamesi (Watt) coi grandi tetti policromi detta a cannocchiale e con la guglia dorata (phrachady). Occupa un'area di 800 metri quadrati. Ha una lunghezza totale di 65 metri ad un'altezza – alla sommità dell'asta terminale – di m. 45.

Il padiglione si compone di tre ambiente chiusi e di tre gallerie aperte.

Le belle decorazioni in stucco sono dello scultore Musso, quelle a fresco dell'Unione Decoratori.

Notevoli i pannelli del pittore Cesare Ferro.

L'impresa fu assunta dal signor Previgliano.

La Mostra del Siam attrae in modo speciale l'attenzione di tutti i visitatori poiché essa porta a noi l'eco della vita e della civiltà delle misteriose e suggestive regioni orientali.

Il Padiglione della Serbia

L'interessante padiglione in stile serbobizantino e fu costrutto su disegno dell'ing. prof. Tanaseric dell'Università di Belgrado. La pianta diposta ad ununica navata. La facciata dell'edifizio ad arcate allungate, profilate da fregi arabeschi, in stucco e dipinti. Queste arcate sono attraversate orizzontalmente da fascie policrome alternate. Decorano l'edifizio – originale e grazioso nel suo insieme spiccatamente esotico – cinque cupolini tinti in verdone e dei quali quello centrale più alto e più svelto.

Sul davanti vi è un elegante terrazzo da cui si gode di un magnifico panorama.

AL PILONETTO

Ed eccoci al fine a quella ingente massa di costruzioni, essa pure intonate allo stile generale di tutta l'Esposizione, e che formano il gruppo immenso delle diverse Mostre riunite nella ridente regione del Borgo Pilonetto.

Questo gruppo di costruzioni occupa un'area coperta di ben 65 000 metri quadrati, genialmente interrotta da parecchi graziosi cortiletti interni ed diviso in due grandi parti da un piazzale largo circa 9000 metri e tutto abbellito da gruppi d'alberi e fiorite aiuole.

Nella prima parte vi sono: la Mostra degli Italiani all'Estero e delle Industrie Estrattive, a sinistra; delle Industrie Manifatturiere coll'interessante Sezione della Seta, e la Mostra del Giappone a sinistra; la Mostra dell'Agricoltura e delle Macchine agricole in fondo.

Nella seconda parte: la Mostra della Guerra con annesso Campo Sperimentale; della Croce Rossa, che presenta un completo treno-soccorso, la Mostra Stradale, dell'Automobilismo, del Ciclismo, dell'Aeronautica, e di tutti gli altri sports.

Faremo una particolare menzione della MOSTRA INTERNAZIONALE DELLA STRADA, promossa ed organizzata dal Touring Club Italiano e di grandissima importanza per lo sviluppo preso in questi ultimi tempi dalla locomozione.

VI sono qui presentati tutti i materiali più svariati che vengono adoperati nelle pavimentazioni stradali: pietre, legno, asfolto, ecc., sia in forma di campioni che di saggi di pavimentazione. Poi tutta la completa, complessa meccanica stradale : macchine per la preparazione dei materiali, e cioè: martelli perforatori, compressori d'aria, frangitoi, ecc.; macchine per la costruzione e la manutenzione stradale: compressori a vapore, piccanotrici, catramatrici, sfangatrici, inaffiatrici, spazzatrici, ecc. Infine tutto quanto riflette la circolazione e l'esercizio delle strade, cartografie, letteratura ed estetica stradale.

Una delle parti più interessanti della Mostra rappresentata dal materiale che viene qui esposto per il concorso di macchine stradali indetto dalla Provincia di Torino e da quello per i materiali da massicciata indetto dal Touring Club Italiano.

Si giunge alle Mostre del Pilonetto tanto attraversando il Parco dei divertimenti della sponda destra, quanto passando il Ponte provvisorio che riunisce le due sponde in quest'ultimo lembo dell'Esposizione e che, partendo dalla Mostra del Materiale Ferroviario, ecc., sbocca proprio dinnanzi al gran cortile d'onore della Mostra degli Italiani all'Estero e delle Industrie Manifatturiere, cortile formato dalle fronti delle dette mostre decorate di sei minareti, di una grande cupola centrale alta 38 metri e di colonnati che uniscono i diversi corpi di fabbrica, costituendo così un insieme artistico spiccante armoniosamente sul gran scenario della collina retrostante.

A traverso i colonnati suddetti si intravedono altri cortili, tutti graziosamente sistemati a piante ed aiuole. Fra questi ve ne uno, più grande, lungo 225 metri, per una larghezza di 40 metri, sulla cui parte centrale si aprono i grandi portali della Mostra delle Industrie Manifatturiere. Sul fondo vi una terza facciata: quelle della Mostra Agricole.

Al'ingiro del grande piazzale si svolge, su una lunghezza di 570 metri, un portico sostenuto da colonnati e decorato fantasticamente con avancorpi portanti gli stemmi delle provincie italiane. (Impresa costruttrice di tutte le Mostre del Pilonetto: Ditta Pasqualin e Vienna).

E qui finisce l'Esposizione; finisce con un gruppo di Mostre importantissime non solo per l'estensione singolare che esse occupano, ma altres perché ognuna di esse ha un particolare ed alto significato scientifico, industriale, sociale e morale.

STADIUM E DIVERTIMENTI

Ultimo per data di costruzione ma certamente uno dei principali edifizi torinesi per grandiosità, è lo Stadium testé inaugurato. Debbo proprio dire ai centomila soci del Touring Club che cosa fossero i Giuochi Olimpici dei Greci e perché così si chiamassero? Non credo!

Tutti sanno che i giochi olimpici - che si celebravano in onore di Giove - presero un tal nome dalla pianura di Olimpia, nell'Ellade, ove essi avevano luogo; e tutti sanno altresì che essi sono di origine antichissima, non solo, ma che risalgono addirittura al periodo leggendario. Però nell'anno 776 a.C. essi furono riordinati. Si stabilì, cioè, di celebrarli allo spirare di ogni quadriennio; l'intervallo fra le varie ricorrenze fu chiamata Olimpiade e servì come base - da allora in poi - alla cronologia greca. Nei loro primordi, queste gare consistevano solo nella corsa veloce. Più tardi vi si aggiunse la corsa di resistenza e poi, via via, la lotta, il pugilato, il salto, il lancio del disco e del giavellotto. Tutti questi esercizi venivano eseguiti in un campo costruito appositamente in Olimpia, campo che fu denominato stadium.

Lasciando ora la facile erudizione - e venendo a parlare dei nostri giorni, noterò che malgrado il magnifico attuale rifiorire di tutte le manifestazioni sportive, e per quanto lo sport attragga verso di sé tutte le molteplici correnti dello sporito moderno, e malgrado il rinnovarsi ed il molteplicarsi delle riunioni sportive di ogni genere, tuttavia non vi erano in Europa che due stadi: quello di Atene, ricostrutto su lo stadium stesso che vide le epiche gare dell'illustra ed antica città, - e lo stadio di Londra, una costruzione povera di ornamenti, ispirata ad un criterio di pura speculazione ed ormai destinato ad essere demolito.

Si comprende quindi come l'idea - promossa dal deputato Carlo Compans di Brichanteau - di costruire a Torino un campo stabile, meraviglioso non solo per ampiezza ma altresì per bellezza architettonica e nel quale ogni diversa manifestazione sportiva potesse esplicarsi al cospetto di tutta una folla comodamente ospitata; sia stata tosto seguita dalla simpatia generale e dall'unanime consenso e sia stata - con fulminea rapidità moderna e per solo impulso di private iniziative - tradotta subito in realtà.

Torino ha ora il suo stadium. Esso è più grande di quelli di Atene e di Londra; e sorge in un luogo ideale, e cioé dov'era la vecchia Piazza d'Armi, il che è quanto dire in piena città nuova, e precisamente nell'area compresa fra i corsi Vinzaglio, Peschiera, Castelfidardo e Montevecchio - ed è capace normalmente di 40.000 persone, tutte sedute, di cui una metà in posti numerati, mentre altre 30.000 possono trovar posto ancora in esso in circostanze eccezionali. Nell'arena possono agire circa 50.000 attori!

È in stile greco-romano ed è costrutto in cemento armato dalla ditta Ing.Porcheddu e C.ia ed ha decorazioni esterne in pietra artificiale. La concezione architettonica generale è dovuta all'architetto Ballatore di Rosana e all'ingegnere Gonnella.

Lo stadium ha tre ordini di piste. L'una, più ampia, per le gare ciclistiche (m 730,90); l'altra - in forma di 8 - per le corse dei cavalli (metri 782); la terza per le corse podistiche (metri 500). Di più, grazie alla sua calcolata ed armonica organizzazione permette ancora altre gare: di nuoto, di lotta, di lancio di dischi, di tiro a segno con arco e balestre, di law-tennis, di football mentre i locali sottostanti alle gradinate servono come gallerie per mostre sportive, per biffet, per spogliatoi, per dormitori destinati ai concorrenti, oltre alle sale destinate allo skating, agli esercizi di scherma ed alle sezioni completamente separate destinate alla ginnastica femminile, rispondente a tutte le più moderne esigenze.

Lo stadium ha il suo ingresso d'onore sul corso Vinzaglio. I bellissimi gruppi scolturali che si elevano sui due piloni del Palco Reale sono opera encomiabile di G.B.Alloati.

Concorsi, gare e Mostre temporanee che avranno luogo nello "Stadium"...

Lo Stadium non poteva non essere come l'alleato dell'Esposizione, l'ausilio suo per lo svolgimento del complesso programma sportivo che è tanta parte delle attrattive e dei festeggiamenti della Mostra torinese. E precisamente nello stadium vi sarà dunque in:

APRILE. - (giorno 30) il Concorso ginnico- concorso che proseguirà poi nei giorni 5, 6, 7, 11, 12, 13, 14, 18, 19, 20, 21 del mese di maggio. In:

MAGGIO ancora, e nei giorni 28, 29, 30 vi sarà il Concorso Ippico il quale continuerà poi nei giorni 1,4 - e forse oltre - del mese di giugno. In:

GIUGNO, nella seconda quindicina, vi sarà la Mostra Zootecnica (bovini, ovini, ecc.). In:

LUGLIO vi saranno, ogni domenica, le Gare di palloni sferici, le quali continueranno in:

AGOSTO (ancora tutte le domeniche): poi, nella seconda metà del mese, a cominciare dal giorno 17, vi sarà il Concorso di Pompieri. In:

SETTEMBRE, continueranno le gare di palloni sferici, fino al 10, giorno in cui vi sarà una grande gara di distanza. Pure in settembre vi sarà una Mostra temporanea di equini.

Concorsi e Mostre temporanee che avranno luogo nell'interno dell'Esposizione

MAGGIO: Mostra primaverile di orticoltura e di floricoltura (dal 15 al 26).

GIUGNO: Mostra di avicoltura e conigli (dal 4 al 17). Mostra cani (dal 3 al 6).

AGOSTO: Mostra materiale da incendi (seconda quindicina) - Internazionale di musica - internazionale professionale di telgrafia pratica.

SETTEMBRE: Internazionale di cinematografia con 50.000 lire di premi.- Mostra estiva di semicoltura e floricoltura (dal 16 al 24).

OTTOBRE: Mostra autunnale di orticultura e floricultura (dal 25 ottobre al 4 novembre).

I GRANDI FESTEGGIAMENTI

Ben inteso però nello stadio non possono essere accolte tutte le manifestazioni sportive ed artistiche che - ideate con criteri razionali e geniali - sono come il complemento della grandiosa Esposizione.

Talune di queste avranno luogo nella loro sede naturale e propria. Al Campo di Mirafiori le corse al galoppo (7, 10, 14, 21, 25, 28 maggio e 17, 20, 24 settembre);

Sul Po le Regole Internazionali (29 e 30 giugno) e quelle nazionali (1 ottobre);

Nel campo della società di Tiro a Segno le Gare di Tiro (dal 14 al 24 settembre);

In un campo apposito, attiguo a quello di Mirafiori, le partenze e gli arrivi per il Raid di aviazione Torino-Roma-Torino, per le Gare di aviazione che avranno luogo in giugno e per le Gare di dirigibili che vi saranno in giugno, luglio, agosto e settembre.

In luogo da destinarsi, le partenze (o gli arrivi) per le Corse di automobili al Moncenisio (9 luglio) e la Corsa ciclistica Roma-Torino (prima decade di settembre):

Nell'interno dell'Esposizione avranno luogo invece le Gare di scherma (giorni da fissarsi); in MAGGIO e in OTTOBRE: il Concorso internazionale di telegrafia pratica (22 agosto e giorni seguenti): i Concorsi musicali (12, 13, 14 e 15 agosto) e i grandi Concerti Orchestrali - nel meraviglioso Salone del Palazzo delle Feste - i quali avranno luogo due volte alla settimana durante tutto il periodo dell'Esposizione e che assumeranno poi in settembre un'importanza eccezionalissima, poiché vi parteciperanno i più grandi maestri d'Europa e saranno diretti da Toscanini.

I DIVERTIMENTI DELL'ESPOSIZIONE

Oltre il Ponte Isabella, nel grazioso parco appositamente costrutto, che si stende sulle due rive del Po ed è riunito da una particolare ferrovia aerea, furono riuniti tutti i divertimenti e tutte le così dette "attrazioni" dell'Esposizione. Esso occupa un'area di circa 15.000 mq.

Vi è una categoria tutta composta di divertimenti meccanici: la Roue joieuse, la Maison misterieuse, il Toboggan, il Waterchute, il Scenic-Railway e tutti gli apparecchi di ultima invenzione dal punto di vista dell'esercizio e del movimento: attrazioni sportive, ecc. Il Tapis Roulant si trova invece, come fu detto, nel tunnel centrale del Ponte Monumentale.

Nella Kermesse- sulla riva destra del Po - presso il Ponte Isabella, si ha poi l'illusione perfetta di fare tutto un gran viaggio nelle diverse parti del mondo orientale. Essa è costituita di cinque quartieri ed in ognuno di essi - costruito su vedute direttamente prese in ogni singola regione che deve riprodurre - vive una razza diversa. I quartieri sono così divisi: 1° quartiere Arabo, Egiziano, Tunisino e Turco; 2° Madagascar, Senegal e Congo; 3° Pelli Rosse; 4° Giappone ed India; 5° Cina ed Indocina.

Inoltre vi è un Harem, una Scuola Mussulmana, una Moschea, degli indovini che dicono la buona ventura e dei fachiri arabi (aissouas). Ancora: danza del ventre, passeggiate cogli asini e coi cammelli, ecc, ecc.

Il prezzo d'ingresso normale è di centesimi 25. Nelle serate centesimi 50. «Ai soci del Touring Clubè concesso uno sconto del 20 per cento sul biglietto.»

CALENDARIO DEI CONGRESSI CHE SI TERRANNO A TORINO DURANTE L'ESPOSIZIONE

MESE DI MAGGIO (in giorno da destinarsi): Congresso Nazionale fra Costruttori italiani. IX Congresso fra Industriali e Commercianti.

MESE DI GIUGNO: Dal 27 al 29. - Congresso Nazionale Arti Grafiche. - II° Congresso nazionale dei Segretari ed Impiegati degli Enti locali. 30 - Congresso Internazionale Arti Grafiche.

MESE DI LUGLIO: 1 - Scioglimento Congresso delle Arti Grafiche.

MESE DI AGOSTO: Dal 28 al 30 - Congresso Nazionale forestale. 31 - Società Agricoltori.

MESE DI SETTEMBRE: Dal 1 al 2: Società Agricoltori. Dal 5 al 9: Congresso Magistrale nazionale. Dal 21 al 23: Congresso storico internazionale. Dal 29 al 1 ottobre: Congresso delle organizzazioni patronali dell'industria e dell'agricoltura. (in giorno da destinarsi) Vº Congresso internazionale di Apicoltura (primi giorni). IIº Congresso nazionale di Chimica applicata. Congresso internazionale della Società per le cremazione (seconda metà). Iº Congresso nazionale di Navigazione (seconda metà).

MESE DI OTTOBRE (in giorno da destinarsi): Iº Congresso internazionale Zoofilo e Umanitario. Dal 1 al 5 Congresso internazionale dei Patologi.

IN EPOCHE DA DESTINARSI:

ARTI GRAFICHE: Secondo Congresso nazionale. Assemblea generale dell'Associazione Tipografica Libraria italiana. FOTOGRAFIA: Congresso fotografico. GEOGRAFIA: Escursione dei membri facenti parte del Xº Congresso internazionale di Geografia. INGEGNERI: Congresso internazionale di Allievi ingegneri. INSEGNANTI: IVº Congresso nazionale degli Insegnanti delle scuole industriali e commerciali. NAVIGAZIONE: Assemblea generale della lega navale. PARRUCCHIERI:Congresso nazionale delle Società mutue e confederate. SALVATAGGIO E SOCCORSO PUBBLICO: XXIIº Congresso internazionale. VITICOLTURA ED ENOLOGIA: Congresso nazionale della Viticoltura, della Enologia e del commercio vinario. ITALIANI ALL'ESTERO: Chiusura del congresso degli italiani all'estero.